Il Batterio "Mangia petrolio"...agosto 2006 - In Germania, è stato sequenziato e definito geneticamente il genoma del batterio
Alcanivorax borkumensis, microrganismo fondamentale per la degradazione del petrolio.
Gli studiosi Vitor A.P. Martins dos Santos e i colleghi del Centro di Biologia ambientale della Società tedesca Helmholtz sono riusciti ad individuare in esso delle serie di geni particolari, che gli permettono di
spezzare e
frammentare gli alcani (idrocarburi saturi) presenti nel
petrolio. Infatti, anche se gran parte dei costituenti di quest’ultimo sono biodegradabili, i fosfati e le sostanze azotate ne bloccano il processo di biodegradazione.
Il batterio “mangia petrolio”, secondo Martins dos Santos, verrà utilizzato senza dubbio per mitigare i danni ecologici conseguenza delle perdite di petrolio nel sistema marino (dalle petroliere coinvolte in incidenti, dal rilascio di piccole quantità di derivati dalle navi e dalle operazioni di trivellazione nelle piattaforme petrolifere marine). Grazie all’utilizzo delle biotecnologie per il recupero ambientale (
Bioremediation) e attraverso l’impiego dei batteri citati modificati al fine di decontaminare più velocemente, l’uomo può avvalersi di un aiuto sicuro, impedendo la morte di svariati organismi marini.
Poiché questo è un processo molto lento, per stimolare una decontaminazione più veloce, si aggiungono nel terreno delle sostanze che favoriscono una crescita più rapida di questi batteri.
I ricercatori del C.N.R., in seguito al monitoraggio di diverse aree costiere siciliane, oltre ad aver isolato i nuovi ceppi batterici sono riusciti anche a coltivarli in laboratorio. Attualmente sono in programma esperimenti di “
bioaugmentation" (=bioaccrescimento) effettuati aggiungendo all'ambiente naturale quantità opportune di tali batteri. Questo ci consentirà di osservare l'eventuale accelerazione dei processi naturali di biodegradazione del petrolio su media scala.
...e quello che lo
produce!!!
Alcuni batteri, se modificati geneticamente, sono in grado di produrre un
biocombustibile simile al petrolio a partire da scarti della produzione agricola, ad esempio canna da zucchero. L'importante scoperta è stata fatta dal ricercatore Greg Pal, direttore del Ls9, uno degli istituti di ricerca di Silicon Valley. Il ricercatore ha spiegato: "Tra i 5 e i 7 anni fa questo processo avrebbe richiesto mesi di lavoro e centinaia di migliaia di dollari. Oggi ne servirebbero non più di 20 mila e per poche settimane. Inoltre il biocarburante ottenuto non arriverebbe a costare più di 50 dollari a barile''. Il petrolio rinnovabile ottenuto con questa tecnica è anche
ecologico, infatti le emissioni di gas serra prodotte dalla sua combustione sono minori di quelle emesse dai materiali grezzi da cui è prodotto. Greg Pal ha dichiarato: Il nostro piano è di avere una dimostrazione su scala planetaria entro il 2010 e, parallelamente, stiamo lavorando su un impianto commerciabile da avviare entro il 2011".
ps. probabilmente esistono in natura batteri non ogm che producono idrocarburi.